Da oltre dieci anni, Caddiemaps è sinonimo di eccellenza nel golf italiano, collaborando con più di 60 campi tra i più prestigiosi del Paese. Grazie agli innovativi Yardage Book, essenziali sia per i professionisti che per i campionati nazionali, l’azienda è diventata un partner strategico per golf club e giocatori. Con il suo approccio visionario, Caddiemaps ha trasformato la mappatura dei campi in uno strumento indispensabile per massimizzare precisione e strategia in ogni colpo. Abbiamo parlato con il fondatore, Alessandro Rubelli, per scoprire l’evoluzione di questo progetto, il valore delle sue grafiche e il contributo che sta ridefinendo il panorama golfistico italiano.
Qual è stata l’ispirazione dietro la creazione di mappe specifiche per i campi da golf?
“Più che un ispirazione è stata un’ esigenza. Avevo scoperto gli yardage book andando a giocare all’estero e li avevo trovati fondamentali per affrontare campi che non conoscevo. In Italia invece, li trovavo molto raramente e non mi piacevano come erano fatti, così ho cominciato a farmeli da solo. Complice che sono architetto ed ho una certa facilità a disegnare, fin da subito ho cominciato ad avere apprezzamenti anche da amici professionisti. Con il confronto e lo studio ho cominciato a migliorarle, usando strumenti sempre più precisi per il rilievo, lavorando sulle grafiche e sui programmi di disegno, fino alla stampa e rilegatura. Yardage book è una parola che ho sempre fatto un po’ fatica a pronunciare e mi sembrava un po’ limitata per descrivere questi libretti, così ho cominciato a chiamarle caddiemaps e da li poi, è diventato un lavoro”.
Quali sono gli elementi chiave che includi nelle mappe per renderle utili ai giocatori di ogni livello?
“Facciamo principalmente due tipi di caddiemaps: una versione “Torneo” ed una versione “Club”. Nella versione “Club” la rappresentazione delle buche viene fatta usando grafiche colorate, intuitive che cercano di mixare un disegno tecnico con un immagine dall’alto. Le indicazioni di misura sono riferite ai punti cospicui principali, come gli ostacoli o le piastre presenti sul percorso. Completa la mappa il disegno del green con le macro pendenze principali. La versione torneo ha come caratteristica principale quella di avere una carta uso mano per poter scrivere le proprie note. Un aspetto necessario per chi affronta certe competizioni o per i giocatori più strategici. La seconda caratteristica è quella di avere la mappa della buca che si sviluppa su due pagine. Una con il disegno della buca nel suo insieme, l’altra con il particolare del green. La rappresentazione è in scala nel rapporto consentito dalla R&A, infatti, molti non sanno che gli yardage book, devo rispecchiare alcuni requisiti ben specificati dalle regole del golf.”
In che modo le mappe possono aiutare un golfista a migliorare la strategia durante un torneo?
“La strategia stabilisce quali linee di azione si debbano seguire per il conseguimento dell’obiettivo, prese sulla base di informazioni che riguardano le proprie capacità e i propri avversari. Trovo che una delle cose più affascinanti ed intriganti del golf sia quello che è l’unico sport in cui il campo di gioco cambia sempre. Negli sport in cui è previsto l’uso della palla, e non solo, il campo di gioco è ben definito nelle sue dimensioni. Diversamente nel golf, fuorché per le misure della buca, il campo è sempre diverso, non solo nelle dimensioni ma anche nella forma. Facile intuire che nel golf, la prima sfida è contro il campo. E come in tutte le sfide, per prepararsi al meglio, bisogna conoscere i propri avversari.”
Cosa scrivono i golfisti sulle loro mappe prima o durante un torneo?
“Come dicevo prima, lo spazio delle note, per i giocatori di un certo livello è fondamentale. Una caddiemaps non è solo una mappa con un disegno e delle misure, ma anche un taccuino su cui i giocatori prendono le note dei colpi che hanno giocato o che dovranno giocare. Ho visto svariati modi di usare lo spazio per gli appunti; c’è chi si segna quali sono le distanze che deve fare dal tee, a seconda della strategia, chi segna tutti i colpi che ha fatto, chi disegna le traiettorie del putt e chi si scrive degli appunti a parole. Sono veramente svariati i modi per segnarsi le note. Un giorno ho visto Billy Foster, oggi caddie di Matt Fitzpatrick e allora di Lee Westwood, sedersi al bar dopo il giro di prova, prendere la mappa e personalizzarla usando anche degli evidenziatori. Quello che ho notato è, che più il livello del gioco si alza, più le caddiemaps diventano strumenti fondamentali per i giocatori.”
Come si stanno evolvendo le mappe da golf con l’avanzare della tecnologia, ad esempio con app o dispositivi GPS?
“Negli ultimi 15 anni l’evoluzione delle mappe è stata esponenziale. L’esigenza da parte dei giocatori dei tour di avere mappe sempre più precise e dettagliate, ha fatto si che venissero usati strumenti professionali per il rilievo. Il numero di informazioni, specialmente nella mappa del green, era divenuto talmente dettagliato che la R&A e la USGA hanno dovuto porre un freno. Primo per dare valore alla capacità di interpretazione del campo e delle sue condizioni da parte dei giocatori. Secondo perché il numero dei dati era tale, che al posto di rendere più veloce la valutazione delle distanze e delle pendenze, erano diventate una causa del gioco lento. Per quanto riguarda lo sviluppo delle mappe in relazione all’uso di strumenti tecnologici, come app, laser o Gps, non c’è molta correlazione. Concordo con le regole del golf che, ad un certo livello di gioco, l’uso della tecnologia vada limitato. A livello amatoriale penso che non importa cosa usi: laser, Gps o app, basta che siano strumenti per velocizzare i tempi di gioco. Io so, che su un percorso che non conosco e che non ho mai affrontato, con una mappa sono sicuramente più veloce che con gli altri sistemi. Una caddiemaps è sicuramente lo strumento più completo che puoi portarti in campo. Scegliere uno strumento o l’altro è solo una questione di abitudine e di capacità di utilizzo. Io non porto l’orologio e la prima cosa che faccio quando prendo i miei bastoni, è mettere il telefono dentro la sacca. Sono oggetti che sul campo da golf non mi appartengono e che mi distraggono, per altri invece sono strumenti cui sono più abituati. Tante volte mi è stato chiesto perché non ho fatto una app, e ho sempre detto queste cose. Qui voglio aggiungere che forse, è perché le mie caddiemaps rappresentano molto me stesso e il mio modo di vivere il golf”.