Il “pezzotto” è un dispositivo che consente l’accesso illegale a contenuti premium, come quelli offerti da Sky, Netflix, Dazn e altri servizi di streaming. Sebbene possa sembrare un affare vantaggioso, è in realtà un sistema fuorilegge che espone sia i venditori che gli utenti finali a gravi rischi legali.
Da circa un anno è in vigore la “legge anti-pezzotto” (n.93/2003), un provvedimento pensato per combattere con maggiore efficacia la diffusione illegale di contenuti audiovisivi protetti da copyright. In prima linea nella richiesta di un intervento ci sono stati i broadcaster sportivi come DAZN, Sky e la Lega Serie A, ma la legge abbraccia anche film, serie TV e altri contenuti.
Secondo questa normativa in vigore da agosto 2023, l’AGCOM avrà il potere di oscurare entro 30 minuti i siti che trasmettono illegalmente contenuti protetti da copyright, una volta ricevuta la segnalazione dalle parti lese. Le sanzioni previste colpiscono sia chi trasmette illegalmente i contenuti che chi ne fruisce: si rischia una multa da 2.582 euro a 25.822 euro e una reclusione da sei mesi a tre anni per chi lo rivende, come confermato da una recente sentenza della Corte di Cassazione che ha sancito quattro mesi di reclusione e una multa di 2.000 euro per un utente privato che aveva installato il pezzotto e lo aveva collegato alla rete.
L’indagine condotta da Ipsos nel 2023 per Fapav, la Federazione per la Tutela delle Industrie dei Contenuti Audiovisivi e Multimediali, svela un mondo di furbetti che sottovalutano la gravità della pirateria. Il 53% degli italiani ritiene di non causare danni significativi piratando contenuti, e il 59% non è consapevole del rischio di perdita del posto di lavoro per i lavoratori dell’industria audiovisiva a causa della pirateria. Ancora più preoccupante è il dato sui giovani: il 45% dei ragazzi tra i 10 e i 14 anni ha commesso atti di pirateria per un totale di 21 milioni di violazioni.
La piattaforma “Piracy Shield”
Dal 2 febbraio 2024 è iniziata una vera e propria caccia ai pirati grazie alla nuova piattaforma Piracy Shield, progettata per bloccare i siti che trasmettono illegalmente eventi sportivi coperti da copyright. In soli 30 minuti dalla segnalazione, 65 DNS e 8 indirizzi IP che trasmettevano illegalmente le partite della 23ma giornata del Campionato di Serie A sono stati bloccati.
Piracy Shield, sviluppata dalla start-up dello studio legale Previti e donata dalla Lega di Serie A, funziona in modalità machine to machine: i titolari dei diritti, già muniti di un provvedimento cautelare, possono caricare le segnalazioni sulla piattaforma, che le inoltra automaticamente agli ISP accreditati per il blocco degli indirizzi IP o dei nomi di dominio completi entro 30 minuti. Una corsa contro il tempo, perché le partite durano 90 minuti e gli hacker sono rapidissimi nel creare nuovi canali pirata.
L’AGCOM sta valutando l’idea di bloccare alcune app IPTV utilizzate su smart TV per accedere ai contenuti piratati, anche se gli utenti spesso nascondono il proprio indirizzo IP utilizzando una VPN. Una VPN, o Virtual Private Network, è una rete privata virtuale che nasconde l’indirizzo IP reale e cripta il traffico internet, rendendo difficile tracciare le attività dell’utente. Pur essendo legali, queste tecnologie possono favorire la pirateria, e il Garante starebbe esercitando pressioni su produttori come LG e Samsung per escludere dal loro marketplace una specifica app sviluppata da una società con sede nell’Unione Europea.
Il Privacy Shield, attualmente al limite della sua capacità, potrebbe essere aggiornato a una versione 2.0, più efficiente e in grado di inviare automaticamente le multe agli utenti colpevoli di pirateria.